UNA RIFLESSIONE DI QUESTO PERIODO:
“Avete qualcosa da mangiare?” (Gv. 21, 5)… questa frase dalla Buona Notizia di oggi, 3° domenica di Pasqua, mi è rimasta impressa dentro… per tutta la giornata… ma anche il “date voi stessi da mangiare” della moltiplicazione dei pani della comunità Matteo… la domanda che mi sento rivolta è se ho qualcosa da dar da mangiare, da condividere con Dio e i miei fratelli e le mie sorelle… in questo periodo il mio silenzio è stato dettato dal nervosismo, verso me stesso e verso la mia comunità… scriverlo, come mi consigliava Patrizia… è condividere un mio limite, una mia ferita con te, anche per estirpare quel timore di fare brutta figura e di essere con te e con me stesso vero… sono nervoso, quasi arrabbiato con la mia comunità, non solo quella fisica di Napoli, ma anche quella più estesa che noi chiamiamo Provincia… perché sembrano non voler capire, non voler comprendere… l’inserimento è questione di vita e non di organizzazione a tavolino, possibilmente comodamente, in qualche ufficio… se si vive la strada la visione della vita è altra… se ci si mette in basso, la prospettiva cambia… se si hanno le mani e le tasche vuote, la speranza è differente… non che io viva tutto ciò, anzi… ho casa, altezza e sicurezza… ma vorrei essere aiutato a vivere ciò che l’inserimento chiede… vieni invocata la pazienza e non l’audacia… la ponderatezza e non la passione… mi chiedo, quindi, se il mio adattarmi sia giusto, vero oppure codardo e falso… e allora mi arrabbio con me stesso… è vero la vita bisogna viverla e solo dopo si scorgerà quella mano paterna/materna che ti ha accompagnato, sostenuto, protetto… non prima… solo dopo tutto sarà cristallino e si vedrà che LUI ha scritto diritto sulle mie, nostre righe storte… ma non si può partire con la presunzione che poi LUI raddrizzerà… mi chiedo che cosa abbia da “dar da mangiare”… la situazione è d’impotenza rispetto ai miei fratelli e sorelle di Scampia che, in molti, vivono una vita molto più vera, molto più crocifissa… l’aderenza alle Beatitudini che loro hanno, fa sfigurare la mia presunta spiritualità… dovrei avere il coraggio, l’audacia e la passione… che invocavo nei miei Fratelli e che urlerò con tutte le mie forze… di inginocchiarmi di più davanti a LUI, di stare con LUI, di guardare, giudicare, scorgere, amare con LUI… sono così lontano e le mani sono così vuote e non pronte a dare e a chiedere… e alla sua domanda “Enrico hai qualcosa da mangiare?” cosa risponderò?
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