grafici alternativi... per guardare e leggere la realtà e posizionarci
Fratel Chuy, del Segretariato per la Formazione, ci
ha proposto di guardare la realtà secondo due categorie: la multireligiosità e
la secolarizzazione e ci ha chiesto di posizionare il nostro paese in un asse
cartesiano con queste due realtà; inoltre ha presentato il seguente schema
sulla situazione reale delle Provincie dell’Istituto sul tema della Pastorale
vocazionale e ci ha chiesto dove avremmo messo la nostra Provincia.
1 Provincie dove c’è
la Pastorale Vocazionale per i Fratelli/Sorelle, ma non per i Lasalliani/e
2 Provincie dove c’è
la Pastorale per i Lasalliani/e, ma non per la Vita Consacrata
3 Provincie in cui
non vi è alcuna Pastorale Vocazionale
4 Provincie dove c’è una Pastorale Vocazionale per
tutti/e
Domandina: in quale quadrante
posizioneresti la Provincia Italia?
Sono seguiti una serie di veloci
dialoghi con persone differenti su questi due schemie, ma anche su quale fosse
il terreno commune alle esperienze vissute e che direzione da dare al nostro
cammino a seguito di questi incontri.
Il momento più importante è stato,
però, nel pomeriggio quando siamo stati divisi in piccolo comunità che saranno
il nostro spazio, oso dire teologico e spirituale, di condivisione; la Comunità
di Enrico Sommadossi è composta da: fr Rosham dello Sri Lanka, il sig Neil dal
Sud Africa, fr Vistore dal Kenya, fr Chris dagli Stati Uniti e fr Inego
dall’India; Elelonora Munaretto, in arrivo dalla Costa d’Avorio, condividerà
con fr Rainer delle Filippine, il sig Nyasha dal Sud Africa, fr Ferdinand del
Rwanda, la sg.na Kenanna e fr Michael dagli Stati Uniti; mentre io ho la gioia
di condividere con la sig.ra Maryann, ben conosciuta dai Lasalliani del
Collegio San Giuseppe-Istituto De Merode, dagli Stati Uniti, fr Zohaib dal
Pakistan, fr Edgar dale Filippine e fr Philip dalla Nigeria.
Ci sono in tutto tre comunità
francofone, due ispanofone e quattro anglofone.
Per cominciare a tessere legami
profondi abbiamo condiviso le nostre storie vocazionali: è stato toccante
constatare come ognuno non abbia avuto timore a raccontarle con luci e ombre,
condividendo un percorso inziato dopo un periodo burrascoso in cui anche alcune
dipendenze avevano fatto capolino o il coraggio di rompere la tradizione
culturale e trovare appoggio solo nella nonna per seguire la chiamata del
Signore, opure come un semplice volantino sia stato strumento per conoscere la
vocazione lasalliana e inoltre quanto una serie di incontri provvidenziali
abbiano condotto la vita a realizzarsi ed essere ora una Lasalliana sposa,
mamma e nonna contenta a servizio, non solo della propria Provincia, ma del
mondo lasalliano femminile.
In tutte lo storie si è vista la
mano di DIo che non abbandona mai, segno della sua fedeltà amorevole e attenta;
come si sia dovuto andare oltre affetti umani che non sempre comprendono la
chiamata e come la vita si dispieghi “di impegno in impegno” senza che ce ne
possiamo rendere conto, al momento, per condurci al dono di noi stessi.
Ogni comunità si è data un nome:
la mia ha scelto “Weavers”, ovvero tessitori, perché Dio ha tessuto, e
aggiustato a volte, le nostre vite con sapienza e dolcezza e continua in modo
più o meno percettibile a “tesserci” non per noi, ma per I piccoli e per il
Regno.
Il Vangelo con cui abbiamo inziato
la giornata è quello della chiamata dei discepoli secondo San Luca, 5, 1-11.
Ogni tanto mi lascio prendere
dall’organizzare, dal fare e poco dal riflettere… questo Vangelo mi dice che
devo rimettere al centro la persona: il Fratello, il/la college, l’alunno/a, la
persona che incontro, quella che disturba, quella che mi chiede
insistentemente…. Il Povero. É alla persona a cui sono inviato, a ciascuno come
a tutti; è per la persona, che rappresenta Gesù per me, che devo giocarmi la
vita.
Essere “pescatore” mi chiede di non fare tante cose, ma
riscoprire il senso di ciò a cui sono chiamato, non concentrarmi sul
“rassettare le reti”, ma essere colui che in mare aperto s’addentra, non da
solo, ma insieme, su una barca in cui ognuno ha la commune e specifica
vocazione… ci si aiuta anche con “altre barche” perché il mare è vasto.
Anche per il nostro Capitolo, che
è un camminare insieme, ancora una volta Gesù ci chiede di salire sulla nostra
barca, per essere nuovamente messo al centro della nostra vita, dei centri
educative e delle nostre scelte; ci chiede di scostarci un po’ dalla riva, dal
nostro quotidiano che a volte ci attanaglia, vedere le cose di tutti di giorni
ed il nostro futuro, da una prospettiva diversa; ci invita a buttare le reti
nella modalità opposta a quello che la tradizione, il buon senso, l’esperienza
e il nostro bisogno di sicurezza ci suggerirebbero; ciò è frutto di un fidarsi,
di un affidarsi, del nostro abbandonarci alla “guida di Dio a nostro riguardo”
superando la visione strettamente umana perché l’avventura evangelica è segnata
da una pesca abbbondante e dal
riconoscerci “peccatori, ovvero bisognosi di misericordia… sempre.
Come a Simone e agli altri viene
riaffidata la missione di pescatori di uomini, anche a noi è riaffidata la
nostra missione di educatori, ovvero di salvatori, a causa di Gesù e del suo
Vangelo… ed è un’occasione per riscoprila, come per ringraziarlo perché a
questa missione, che non è nostra, ma dello Spirito, ha associato, e continua a
chiamare, altri affinché molte barche escano a “pescare uomini” con
un’abbondanza che non conosciamo ancora.
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