CIL e formazione... una vita che si plasma continuamente

Il Capitolo 6, "La Formazione dei Fratelli", il capitolo più lungo della Regola, è stato il nostro "pane di oggi" sul quale siamo stati formati, e abbiamo riflettuto e condiviso, in tutta la nostra giornata, sempre accompagnati da Fr. Chuy, utilizzando il metodo: vedere-giudicare-agire.
Il testo di fr Chuy riporta una citazione dal libro "L’espérance fragile d’un témoin. L’itinéraire du F. Michel Sauvage" ÉTUDES LASALLIENNES Nº 18": "ciascuna chiamata al rinnovamento, alla rifondazione coinvolge il desiderio e l'impegno per un rinnovamento personale e quindi impegna in un processo di formazione".

I tre ambiti che sono stati offerti alla nostra riflessione sono:
1 la formazione
2 la pastorale delle vocazioni
3 la formazione iniziale e la fedeltà

Esser fratello: itinerario di tutta la vita

La formazione viene presentata nella sua unità profonda; mentre nella Regola del 1987 la presentazione aveva una forma più lineare e segnata da un itinerario cronologico, nella regola 2014 l'approccio è più olistico e sistemico.
La formazione è il cammino di una vita, un processo di conversione sempre personale, ma anche comunitario; ciò richiede che la conversione sia animata da un processo intenzionale e libero perché ognuno si senta responsabile della propria formazione continua, ma anche la comunità tutta, sia locale che provinciale, ha una specifica responsabilità sulla formazione propria e dei singoli Fratelli; ciascuno è chiamato a compiere un processo di unità, d'unificazione nella nostra vita, nelle situazioni in cui ci troviamo.
Al centro di questo cammino c'è sempre un dialogo: il dialogo personale con Dio, il dialogo all'interno della comunità e il dialogo con una persona che ci accompagni personalmente; i programmi, i piani di formazione sono certamente importanti, ma la Regola desidera focalizzare l'attenzione sull'incontro e il cammino personale.
In questa dinamica dialogica il principio fondamentale è la comunità: noi ci formiamo IN comunità,  COME comunità e siamo formati DALLA comunità. Gesù stesso ha chiamato e composto una comunità, l'ha inviata in missione: questa stessa esperienza fu vissuta dalla comunità  lasalliana delle origini; l'interiorizzazione dell'identità comune avviene grazie agli altri come avvenne per La Salle nella sua relazione con i maestri prima e i Fratelli poi.
Una delle "riscoperte" operate dal 45 Capitolo Generale che sono stare reintrodotte nella Regola è la vocazione del Fratello come catechista (già presente nella "Declaration" come elemento costitutivo della vocazione fsc); alcuni punti insistono su questa chiamata che ha un necessario cammino formativo sia accademico che esperienziale.
Due altre sottolineature importanti sono: l'attenzione ai primi anni dopo la professione perpetua che sono un momento delicato e la necessità di una formazione appropriata per coloro che sono preposti all'accompagnamento personale degli altri.

La Pastorale delle Vocazioni

La novità maggiore di questo paragrafo è che la vocazione del fratello fsc è posta all'interno dell'Associazione per il servizio educativo dei poveri e tra le vocazioni lasalliane; per la prima volta nella Regola si parla di vocazione lasalliana e l'accento è posto non solo sull'aspetto vocazionale, ma anche su quello carismatico.


Il movimento che si percepisce è che ogni Fratello quando dona gioiosamente la testimonianza della propria vocazione specifica, riflette la varietà e creatività del carisma lasalliano nella sua interezza e delle altre vocazioni lasalliane con cui condivide la missione.
La cultura delle vocazioni si rivolge a tutti ed è promossa da tutti anche se rimane centrale l'impegno della comunità dei Fratelli.
I giovani non solo gli unici destinatari di una pastorale vocazionale: gli adulti tutti devono essere compresi e coinvolti perché la pastorale deve esser capace di accompagnare, provocare domande e discernere risposte alle chiamate quotidiane e progressive di Dio.
Questa capacità di suscitare domande e risposte al Dio che agisce nella ferialità della vita, è garanzia della profondità e dell'efficacia della pastorale vocazionale che dovrebbe "avvolgere e permeare" ogni azione pastorale e tutta la vita dei centri educativi lasalliani.   
Un'altra novità importante è il servizio educativo dei poveri come l'esperienza educativa di base per il risveglio, l'accompagnamento e il discernimento della vocazione lasalliana; esso non è un'azione, ma una necessità insita nella pastorale vocazionale stessa (già il 44° Capitolo Generale aveva sottolineato questo aspetto).
Il modo migliore per rinnovare la pastorale delle vocazioni è quello di lavorare sulla formazione permanente dei Fratelli che hanno sempre l'esigenza di avere "un'anima" vocazionale.

La formazione iniziale e la fedeltà

Ciò che è più importante nella formazione iniziale sono le persone formate come accompagnatori e punti di riferimento prima che i paini di formazione o di studio; accompagnare è spender tempo a conoscere la persona da accompagnare, è sostenerla lungo il cammino, è discernere insieme per conoscere il momento adeguato per affrontare una sfida adeguata.
Il punto di partenza della formazione iniziale è il candidato nella sua situazione e il piano formativo deve plasmarsi con il giovane/il Fratello nella non linearità dei cammini personali.
Per la prima volta, la regola sottolinea la grande positività dell'internazionalità dell'Istituto che è una chiamata ad andare al di là delle proprie frontiere, fisiche, mentali, culturali, spirituali; questa formazione ha tre esigenze: l'apertura alle altre culture valorizzando la propria, la conoscenza di una lingua straniera tra quelle dell'Istituto e l'inculturazione della vocazione del fratello in un luogo e in una cultura specifici.
La formazione deve essere considerata una e non esser frammentata, malgrado sia vissuta in tappe differenti, e deve essere sostenuta da un accompagnamento costante e fedele dell'Istituto per  armonizzare e integrare la dimensione evangelica e quella carismatica nel contesto personale.
Porre "La fedeltà all'Istituto" al temine di questo Capitolo è un'ulteriore novità della Regola; la fedeltà è rafforzata dalla continua conversione a Gesù Cristo e dal voto di stabilità tipico della comunità lasalliana. Un aspetto nuovo della Regola è considerare che la fedeltà vocazionale può anche portare un candidato a lasciare l'Istituto, il che sottolinea il mistero del piano di Dio e di ogni vocazione, la necessità di dare risposte sempre più personalizzate e non prefabbricate e di valorizzare la libertà che è insita nella chiamata ad esser figli o figlie di Dio Padre/Madre.


                                                                       

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