SE NON LO FATE VOI PER NOI, CHI LO FA?
Sono
sempre i bambini, i piccoli del Vangelo che danno senso al nostro agire, fare
ed essere; sono stati loro i veri fondatori dei Fratelli avendo Jean Baptiste
de La Salle trovato in essi l’ispirazione dell’Opera di Dio che stava iniziando
(cfr fratel Alvaro Rodriguez in Bulletin 247 “THE RIGHT OF THE CHILD” pag 6);
sono loro, i bambini più vulnerabili, i nostri Maestri a cui sempre dobbiamo
far riferimento per non scantonare dalla nostra chiamata.
“Se non lo fate voi per noi, chi lo fa?”
questa domanda semplice ed essenziale posta da un bambino di 6 anni ai ragazzi del
De Merode che stavano lavorando per sistemare e rendere il più sicuro possibile
il piccolo campetto di calcio del nostro palazzo, è la sintesi perfetta della
missione educativa lasalliana che si cerca di vivere a Scampia come del senso
dell’esperienza del “Viaggio a Scampia”… se non lo facciamo noi, chi si prenderà
cura di questi ragazzini? Chi li farà giocare? Chi li aiuterà a studiare? Chi
preparerà un campetto per loro?
Il
segreto tanto antico e tanto nuovo è sempre lo stesso: guardare… lasciare che
il proprio cuore sia toccato “dalla
situazione dei figlie degli artigiani e dei poveri”… rispondervi con le
proprie forze, la propria creatività e la propria capacità di sogno, per fare
qualcosa che “nessun altro” può fare in quel momento… “risposta concreta alla
contemplazione del piano di salvezza di Dio” (R. 11).
Facendo
così le meditazioni, le affermazioni e la spiritualità di La Salle sono
diventati reali… Pietropaolo raccontava “la grande bellezza che c’è a Scampia” e
questa sua condivisione ci ha reso evidente la presenza di Dio come possibilità
inedita di vedere e toccare oltre le apparenze… l’affermazione: “Questi bambini
sono tenerissimi… quasi un’incarnazione di Dio” ha fatto risuonare il
fondamento del credo lasalliano illustrato della meditazioni dell’Epifania: “a voi tocca riconoscere Gesù sotto i poveri
stracci dei bambini che vengono alla vostra scuola, adoratelo in essi”… la
preoccupazione manifestata da Vincenzo, colpito dalla violenza con cui si
relazionano tra di loro, è stata come una fotografia contemporanea della
riflessione di La Salle: “le famiglie..
costrette a lasciare troppa libertà ai loro figli… vivono da vagabondi,
scorrazzando… non si preoccupano di mandarli a scuola.. conseguenze disastrose..
abituati a fare i fannulloni… sono portati a commettere molti peccati che non
riescono più a lasciare a causa delle cattive compagnie…” (M 194, 1).
“Se non
lo fate voi per noi, chi lo fa?”… Alessandro, Federico, Francesco, Paolo,
Pietropaolo, Tommaso e Vincenzo hanno restituito e dato un profondo significato
alla riqualificazione del campetto di calcio e i bambini stessi hanno colto l’importanza
di questo gesto; i bambini li hanno aiutati, molte volte con attrezzi più alti
di loro, e sono diventati, forse inconsapevolmente, primi collaboratori della propria
liberazione, cambiamento, trasformazione, artigiani e profeti di un futuro che
può esser diverso; hanno cominciato a gustare il sapore della gratuità, ma
anche la responsabilità e il prendersi cura di ciò che è stato donato e che
appartiene a tutti.
“Dio guarda con compassione questi bambini e
si prende cura di essi come fosse il loro protettore, il loro sostegno e il
loro padre, ma affida a voi la cura diretta di essi” (M37, 3,9). L’affidamento
compiuto da Dio stesso è stato sentito ed accolto dai giovani; le domande che
circolavano erano marcate dalla necessità e dal dovere di fare qualcosa di
definitivo affinché questi bambini fossero felici… qualcuno aveva anche
ipotizzato un rapimento per portarsene uno a casa… si chiedevano se il loro
sforzo non fosse inadeguato e se potesse operare qualche cambiamento e,
naturalmente, quale fosse l’utilità di fare qualcosa per uno o due di fronte
alle grandi necessità di tanti, del quartiere.
Il
piccolo Genny di un anno e mezzo con la palla stretta nelle mani è stato icona
della preoccupazione educativa di questi liceali che sentivano il desiderio e
il dovere di spezzare il clima di violenza che anestetizza e condiziona tutti;
hanno insieme affermato che non è giusto far crescere i bambini nella violenza
sin dalla più tenera età… che i bambini esigono e necessitano protezione e non
possono essere abbandonati a loro stessi e crescere nella “giungla della legge
del più forte”.
I
ragazzi hanno insegnato e ricordato a noi adulti la possibilità e la necessità
inedita che Dio pone nelle nostre mani: l’andare verso nuovi luoghi, la
creatività nel fare, la tenacia nell’impegno preso, infatti non riuscivano a
staccarsi dal lavoro e dal desiderio di creare uno spazio “pulito e sano” per
questi bambini di Scampia, la volontà di restituire sorriso e pace ai piccoli
oltre che l’esigenza di giocare insieme, grandi e piccoli, a calcio per
celebrare le nuove amicizie.
I
giovani, ormai tornati nelle loro case, sentono la nostalgia di Scampia, la
mancanza dei piccoli, la profondità dei giorni vissuti assieme e vogliono
ritornarci al più presto.
I
ragazzi hanno percepito la solitudine, “il deserto”, ricco di molte oasi, che è
Scampia; si sono sentiti sulla frontiera, quello spazio per qualcuno
indefinito, ma luogo necessario all’incontro con un mondo altro, diversamente
ricco e intensamente vulnerabile; hanno vissuto la periferia dal di dentro,
come cittadini attivi e responsabili che vogliono essere protagonisti della
trasformazione.
“Se non lo fate voi per noi, chi lo fa?”
forse anche la Salle ha sentito le stesse parole incontrando i ragazzini e i
maestri grazie al Signor Nyel… i bambini lo hanno irrevocabilmente compromesso
e legato alla loro vita perché se il Fondatore non si fosse fatto condurre con
sapienza e dolcezza per la creazione delle Scuole Cristiane, nessun altro
avrebbe potuto farlo.
L’ultima
circolare n 466 “Si chiameranno Fratelli”
ricorda a tutti noi fratelli, e ai Lasalliani, che deserto, periferia, frontiera,
sono tre luoghi che devono esserci familiari:
*
“Il Fondatore e i primi Fratelli hanno
situato chiaramente il nascente Istituto nel deserto dove “i figli degli
artigiani e dei poveri” si trovavano relegati “lontani dalla salvezza”;…
*
“Fedeli alla dimensione evangelica della
nostra vocazione, noi siamo chiamati dal contesto attuale a situarci ancora
nella periferia”;
*
“Le frontiere possono essere i luoghi di
conflitto, di tensione, di pericolo, oppure i luoghi dove bisogna rinnovare e
offrire nuove possibilità. Sono gli spazi per la profezia. La conversione di
Giovanni Battista de La Salle verso i poveri può essere vista come l’abbandono
di un luogo di privilegi culturali, economici e religiosi per andare verso le frontiere
della società di Reims e mettersi a servizio degli artigiani e dei poveri. Il
mondo dei poveri oggi è una territorio di frontiera”.
Solo
nel deserto, in periferia e nella frontiera possiamo, come Lasalliani, sentir
risuonare la domanda: “Se non lo fate
voi per noi, chi lo fa?”, perché in questi luoghi dove “il Vangelo ha minori possibilità di essere conosciuto ed ascoltato”
(circ 466 1.23), il Fondatore che ha avuto l’audacia di affermare: “Questo Istituto è di grandissima necessità;
pregate Dio che lo faccia fruttificare ogni giorno”.
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