10 Simposio Internazionale d'Arte di Scampia
Il 10 Simposio Internazionale d’Arte di
Scampia con il suo curatore, Fabio Cito, e la sua “banda” internazionale e
cangiante di artiste e artisti, Delphine Manet, Evrim Ozeskici, Franco Umbertini, Grazia Simeone, Katja Jhuola,
Sanya Torkmorad-Jozavi, Smaranda Moldovan,
Tony
White, Vittorio Tonon hanno desiderato portarci
davanti allo specchio, e, come successe ad Alice, oltre lo stesso, dove a detta
di Lewis Carrol, bisogna credere nell’impossibile.
Lo specchio, oggetto comune, cercato e
odiato da tutti, è lo strumento metafora che il Simposio ha voluto mettere al
centro con un preciso obiettivo educativo, sociale, ma anche spirituale: far
cogliere ad ognuno, ma specialmente gli abitanti della periferia Nord di
Napoli, la propria bellezza e le possibilità ancora sopite che giacciono nel
segreto di ciascuno e che l’educazione, tanto più se è capace di attivare
l’arte, può far emergere e far germogliare.
Prima di avventurarci tra le opere del 10°
Simposio dovremmo avere il coraggio di metterci davanti al nostro specchio di
casa e guardarci con compassione e un amore che superi i difetti che vediamo in
noi; questo sguardo appassionato e misericordioso ci permetterà di presentarci
agli altri con la giusta letizia e sicurezza e ci accompagnerà, meglio, nel visitare
la Mostra del Simposio.
A CasArcobaleno, si viene accolti dall’opera
di Vittorio Tonon che vuole offrire
a tutti e tutte la possibilità di specchiarsi in Scampia perché l’artista, alla
sua terza presenza al Simposio e a Scampia, vuole dirci che “Siamo tutti
Scampia” sia nella comune umanità, come nella continua lotta personale e
sociale tra le spinte di bene e di solidarietà e quelle egoistiche e di
chiusura. “Siamo tutti Scampia” non è un grido, ma una dichiarazione di scelta
e di posizione dell’artista che ha colto come solo da un quartiere periferico
possa cominciare una trasformazione e un cambiamento capace di accomunare
chiunque, senza esclusioni.
Le opere di Tony White, tra le quali spicca il suo ritratto allo specchio che
immortala, con estrema ironia e colori
estremamente vividi il momento, molto maschile, della rasatura quotidiana, ci
ridonano il gusto della ricca quotidianità, quella ricca, caotica ed esplosiva che
Tony celebra tornando a Scampia, e proprio nel riflettersi di cose “oltre lo specchio” c’invita a un viaggio
simile a quello di Alice dove tutto è al contrario. Questa immersione ci aiuta
a chiederci cosa sia al contrario e dove… è il nostro mondo, la nostra Italia
fomentata da affermazioni nazionaliste-razziste-violente di pseudo governanti
più social che persone dei Diritti Umani che è il dritto o il rovescio? Dove si
trova quel mondo di solidarietà e condivisione, accoglienza e bellezza delle
diversità, confronto e dialogo pacifico? Forse il desiderio di Tony è di farci
saltare dentro lo specchio per ritrovare ciò che sembra l’impossibile per
invitarci tutti a non demordere, ad essere persone di speranza e a costruirlo
insieme qui ed ora.
Il percorso della mostra del Simposio sembra
portarci davanti ad uno specchio antico, medioevale, grazie a Delphine Manet. Il suo trittico
richiama le vetrate delle cattedrali francesi come le icone russe o la
scacchiera dei cavalieri della tavola rotonda… ma non illudiamoci, questi occhi
che ci scrutano, questi volti che trasmettono serenità ci chiedono
imperiosamente di vederci e di guardaci, e come una cattedrale, di lasciar
filtrare la luce dall’alto affinché possiamo essere illuminati e scorgere quel
tesoro unico che è la nostra anima; non per niente l’angelo del Signore, al
centro di una delle opere, libera gli occhi da una visione limitata, paurosa,
intimistica, parziale per godere le bellezze della vita e la ricchezza che,
gratuitamente, ognuno ha ricevuto, affinché non la tenga per sé, ma la doni
senza timore. L’invito, fatto dai quadri in cui predominano i toni di blu, è
anche per aiutarsi vicendevolmente ad
aprirsi gli occhi affinché la bellezza risalti.
Grazia
Simeone è un altro
graditissimo ritorno a Scampia, la pittrice-danzatrice-performer ha usato l’oro
forse per sottolineare la preziosità di ciascuno che accoglie l’invito a
specchiarsi… tanta ricchezza fa da contorno e da centro ai volti che a spirale ti
accompagnano allo specchio in cui guardarti e scorgere in te quella luce
speciale che gli occhi di Grazia sanno sempre vedere in te.
L’opera che sembra uno scudo per un
guerriero della luce e arricchita da fregi, come gli scudi dell’antichità, di
volti, mai anonimi, sembra invitare in questa nuova visione di se stesso/a a
riscoprire le persone importanti che hanno intessuto la propria storia
personale così da vivere e poggiare il proprio sguardo luminoso sulla
gratitudine, virtù sempre troppo militante oggi.
Accanto allo “scudo”, Grazia ha posto
l’opera in carboncino dedicata alle donne che ha voluto donare all’ASL Napoli 1
Distretto 28 per arricchire il rinnovato servizio di mammografia.
Grazia è anche “ambasciatrice del terzo
Paradiso” di Michelangelo Pistoletto e nei sui laboratori, sia con i bambini
Rom della Station School, come con le donne dell’Ass. Dream Team, ha condiviso
questa visione che non è solo estetica, ma di intima riconciliazione e impegno
personale e sociale.
Katja
Juhola ha ridonato a
Scampia, volti, come ha già fatto nella sua prima venuta tra noi; volti più
tristi, forse, ma che ti guardano negli occhi e ti chiedono di specchiarti in
essi.
Tutti sappiamo che guardarci allo specchio
non ci offre una visione vera di noi stessi perché appariamo “al contrario” di
quello che siamo in realtà; la domanda che sorge spontanea è allora chi ci veda
come realmente siamo: la risposta è semplice, ma ha delle conseguenze
importanti e necessarie: è l’altro che ci vede come realmente siamo e che è in
grado di ridirci la nostra realtà ed identità… insomma, possiamo specchiarci
solo negli altri per vederci e per vedere!
Ervin
Ozeskici è un artista turco, proveniente da Izmir, l’antica Smirne e ci
ha offre una visione a forti tinte del mondo femminile e delle sue sofferenze
in cui tutte e tutti possiamo specchiarci. Lasciar uscire queste visioni con
colori molto accesi e in contrasto, ci chiede una sguardo sincero, acuto e
penetrante: davanti alle sofferenze non possiamo volgere lo sguardo altrove,
per quanto esse siano terribili e capaci di ferirci nel profondo, forse quei
corpi ci appartengono, sono parte di noi più di quanto, a uno sguardo veloce,
possa apparire.
Non dimentichiamo che Ervin proviene da un
mondo nel quale la libertà, non solo quella femminile, è ingabbiata e violata
e. quinti, l’arte riappare capace di politica e di denuncia; tutto ciò pretende
da ciascuno indignazione non sterile, compassione, ci chiede di schierarci e
d’impegno.
Smaranda
Moldovan ci sbatte come in
faccia l’accumulo quasi patologico che governa il mondo odierno e il colore
argenteo della sua opera più “ingombrante” non sembra lenire la sua denuncia;
ma in questa provocatoria realizzazione, non manca l’indicazione, nascosta,
colma di speranza: è una matita che non solo sembra in grado di poter perforare
e “far sgonfiare” l’accumulo smodato, ma è anche un’indicazione preziosa per la
nostra comune salvezza.
Matita simbolo di cultura e creatività,
strumento da sembrare oggi arcaico, ma che non necessita nulla per lasciare il
proprio segno e sviluppare innumerevoli possibilità di comunicazione e di
libertà.
Sanya
Torkmorad-Jozavi, l’ultima artista arrivata, ci propone un
gioco di tele tagliate e composte differentemente, forse per farci guardare
attraverso, senza fermarsi alle apparenze, per riconoscere la complessità del
momento attuale come il continuo lavoro
personale che la vita richiede a ciascuno per specchiarsi e potersi guardare
con pazienza e XXXXX
Franco
Umbertini si è dedicato a
raccontare tutto ciò che il Simposio sia … il Simposio non è una serie di
eventi o momenti, per quanto interessanti o impegnativi, ma una comunità che si
ritrova attorno e, nello stesso tempo dentro, al nostro quartiere e la guarda e
l’aiuta a guardarsi con verità. Questa momentanea comunità variegata,
multiculturale, plurireligiosa e internazionale nasce e si radica in ognuno di
noi con legami resistenti e infiniti, ma fine a se stessa perché ha una propria
vocazione: quella di raccogliere i frammenti di bellezza e impegno, di vite
spezzate o in cerca di realizzazione e redenzione, dei sogni dei bambini e il
loro entusiasmo, come del cammino delle donne per rielaborarli ed esporli
cesellati dalla creatività, dalle tecniche e dai colori cangianti di ogni
artista.
Fabio
Cito desiderava, con il 10
Simposio, aiutare la gente di Scampia ad andare oltre il racconto identitario
che altri, i media, fanno di noi per poterci guardare con le nostre ricchezze e
potenzialità; voleva invitarci a specchiarci a viso scoperto per vederci!
Il suo intento artistico fa risuonare le
parole di San Paolo ai Corinzi: "Noi tutti, a viso scoperto, riflettiamo come in uno
specchio la gloria del Signore e così siamo trasformati in quella stessa
immagine, di gloria in gloria" (2Cor 3,18) per
riscoprire in ciascuno un’immagine ben più ricca di quella che, come persone,
possiamo vedere e/o immaginare.
10
anni sono un bel traguardo per il Simposio Internazionale d’Arte di Scampia
che, dal 2009, ha reso un po’ la periferia nord di Napoli “centro” per artiste
ed artisti di tutto il mondo… sappiamo che altri artisti hanno già “prenotato”
la propria partecipazione negli anni futuri… e ha sempre messo al centro le
persone napoletane e rom perché in esse, tutte e tutti, hanno trovato
ispirazione e la chiamata ad un impegno
che va oltre la kermesse scampiese.
Grazie
a Delphine, Evrim, Franco, Grazia, Katja,
Sanya, Smaranda, Tony
e Vittorio per essersi donati con tanta
generosità ed disponibilità e per averci consegnato opere così intense.
Grazie
a Fabio Cito che ha raccolto
l’eredità di Antonella Prota Giurleo e, anno per anno, ha saputo farla sua e
proporla con novità e creatività perché questo è il miglior modo per essere
fedele a ciò che il Simposio è stato, è e speriamo sarà: un dono vicendevole
che la gente del quartiere e le artiste e gli artisti si fanno e una parabola
che rende il mondo spazio e tempo di nuova e perenne bellezza.
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