di case in case fino.. a casa

Si è partiti dalla case, quelle che ci sono, quelle che sono delle Suore della Provvidenza, quelle che fanno parte della storia santa delle figlie di Padre Luigi... due anni fa ci siamo incontrati Suore e Laici per segnare una strada comune, per intessere un arazzo diverso, antico e nuovo insieme, come il buon amministratore che trae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove. Tutte l'Italia è sempre stata ben rappresentata: da Udine, patria e luogo fondante di San Luigi Scrosoppi, con tutte le variegate presenze friulane, a Belvedere di Tezze, dove da due anni vive la cooperativa sociale Rosa Mistica e l'Associazione le Giare che ha 5 anni di profezia; Concordia Saggittaria delle provincia di Venezia con la scuola materna, a Moncenisio 4, la casa famiglia romana, fino alle presenze, più famigliari per me, di Scampia e di Torre del Greco.
Le case sono anche segno del radicamento nel territorio, un "esserci" e un "essere per", di una ferialità che è fecondata dalla laboriosità e dall'allegria che è marchio di fabbrica Scrosoppi. Case ricche di vita e di vite consegnate alla "carità, carità, carità", case che si sono trasformate per essere fedeli, case che sempre più accolgono e condividono.. case che sentono la chiamata all'"apertura".
La sera di sabato 7, abbiamo avuto la gioia e l'onore di visitare le "Case Romane del Celio" che giacciono sotto la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo... abbiamo passeggiato per la storia dell'antica Roma, grazie a testi di Giovenale, Properzio e Marziale e siamo stati "scaldati" dalla storia di uomini e donne che hanno scelto la chiamata ad essere testimoni fedeli al Signore Risorto accogliendo "la follia della croce", come "i padroni di Casa", i santi martiri Giovanni e Paolo; questa discesa nella casa dei martiri del 4° secolo ci ha "innestati", nella lunga tradizione cristiana, nella "terra santa" di case private che diventano case della comunità, "Domus Ecclesia".
Ed è precisamente in questo solco che oggi si sono messe le nostre sorelle: vogliono creare una nuova "Domus Ecclesia", da casa/case della congregazione, che ha donato sante e tanto bene a migliaia di persone in quasi due secoli di storia, a una casa che rispecchia la Chiesa di oggi che è Comunione, dove le separazioni della "fuga mundi" non esiste più, dove l'essere mischiate alla pasta è essenza dell'annuncio dell'amore di Dio per gli uomini e le donne del nostro tempo.
Casa non percepita come proprietà privata, eredità delle Suore per le Suore, ma segni del Regno, luoghi dove il popolo di Dio possa diventare anche lui "carità, carità, carità" oggi, spazio e spazi alle Beatitudini, "Casa per le Derelitte" di ogni tempo.
Anche la Buona Notizia della terza domenica di quaresima ci ha illuminati, ci ha rivelato la strada: "Non fate della casa del Padre mio un mercato!" (Gv 2, 13-25); abitiamo, gestiamo,  animiamo case che non ci appartengono, sono proprietà di Colui che ce le ha donate come strumenti di salvezza, come ambienti per la vita di comunione di persone diverse, dove chi è "piccolo" è sorgente di Vita, è porta di salvezza, è Dio... qualunque cosa fare al più piccolo di questi mie fratelli più piccoli, l'avrete fatto a me... è il Padrone di Casa e non può essere messo nel mercato.
La trasformazione della Fondazione della Provvidenza come Casa comune dove ci si cura delle Case affinché siano fedeli al sogno di Dio, è un passo fondamentale e importante del cammino, della realizzazione del piano di Dio, frutto di discernimento e d'ispirazione, di scelte e di abbandono alla Provvidenza stessa.

Tutto ciò non è rivoluzione copernicana, strategia di management, sgravio economico o  demotivazione ministeriale, ma solo fedeltà al Vangelo: è chiamata e scelta di trasfigurare la Vita in profezia, in mistica e in politica... profezia come segno del Regno, del già e non ancora, ma anche volontà di non fermarsi e non piangere su ciò che non è più o non va, ma scegliere la Vita; è mistica perché è cammino quotidiano, è fare esperienza della Provvidenza come compagnia, è la presenza di Dio che è evidente in gesti, parole e silenzi, nei sorrisi e nelle lacrime e nei volti che ti chiamano a farti prossimo; è politica perché crea nuovi stili di vita e relazioni orizzontali, toglie privilegi ed esige comunione di beni, materiali e immateriali, trasforma vite, comunità, territori, società, Chiesa.

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