Natale a Scampia

Ho pensato in queste settimane cosa vuol dire aspettare Natale, il Signore che viene, a Scampia…

Forse a Scampia, Natale sarebbe avere tutte le strada pulite senza immondizia accumulata come montagne, i prati verdi d’erba e non ricoperti da sacchetti e cartacce…

Forse per Natale a Scampia si dovrebbero avere case non di 15 piani come enormi scatole di sardine, ma case esteticamente belle e funzionali, in cui le persone possono vivere non relegate a causa degli ascensori rotti, per relazionarsi e avere tutti i servizi necessari…

Forse Natale sarebbe una Scampia dove i bimbi sono liberi di giocare per strada e senza scuole che assomigliano più a delle carceri che a luoghi di vita e di formazione per il futuro…

Forse sarebbe Natale a Scampia se tutti avessero un lavoro onesto e pagato…

Forse Natale dovrebbe essere una Scampia dove il Sistema camorra, non controlla le vita di tutti e sottomette tutti alla legge della violenza, ma un luogo d’incontro e di vita ordinaria, non senza problemi, ma con la possibilità di sperare…

Tutti questi pensieri, ed altri, si sono accumulati in me finché non ho capito che quando Dio si fece carne, la situazione non era idilliaca, anzi era molto simile… Roma dominava nella Terra Santa e in tanti altri luoghi con violenza e supremazia… la mortalità infantile era drammatica e la non considerazione di donne e bambini era una legge non scritta… la vita media era sicuramente bassa e assai precaria… l’osservanza religiosa ostacolava la fede nel Dio della storia… eppure tutte queste cose e tutte le altre che ignoro, non hanno ostacolato Dio che ha visto in quel momento “la pienezza dei tempi”… e se fosse ancora oggi la “pienezza dei tempi” anche per Scampia?

Quando Dio nacque non fu stravolto nulla… tutto accadde nel silenzio della notte, sotto le stelle, con canti di angeli uditi solo dagli ultimi (i pastori)… e nulla sembrò cambiare… la violenza fu ancora violenza… le malattie ancora malattie, considerate condanne divine… la fame, sempre fame… ma tutto in profondità si trasformò… anche la morte…

Allora anche il nostro germogliare alla vita nella nostra piccolezza e povertà può essere segno di Natale… allora non sarà Natale se Scampia diventasse un paradiso caraibico, ma se accogliamo che sia oggi il tempo per aprire la mano, per farsi toccare il cuore, per condividere i propri beni, per credere che i poveri, gli ultimi, sono i nostri maestri, sia oggi il momento della contemplazione della Vita, sia oggi l’occasione per appassionarsi e spendersi per il nostro mondo, sia oggi la pienezza dei tempi.

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