A SCUOLA DAI ROM 3

il segno di Batista
"Scrivimi albero in corsivo, Riko"
è questa la semplice richiesta fattami da Batista, 8 anni, mentre mi porge un gessetto verde.
Non ci sono banchi né sedie, non c'è lavagna; abbiamo solo la gettata di cemento su cui possiamo scrivere. Mi metto in ginocchio, com'è giusto che sia davanti a un bambino, e scrivo nel miglior corsivo che posso... il gesso mi aiuta assai... la parola richiesta.
Senza perdere neppure un minuto, Batista con tutto l'impegno che il suo cuore e la sua mente possono contenere e far sbocciare, s'inginocchia e copia le mie lettere, una per una... nulla può distrarlo: né le urla degli altri bambini che giocano a calcio, né le corse fatte da altri, il cadenzato ritmo delle ragazze che saltano la corda... niente lo distrae del suo desiderio... scrivere e scrivere in corsivo!
Il risultato lo soddisfa, mi tira per farmelo ben osservare e, forse anche correggere; attira l'attenzione di qualcun altro di noi adulti, chiama qualche suo amico; a tutti vuole mostrare che è capace di scrivere in corsivo.
è contento e la sua gioia, contagiosa, richiama qualche altro ragazzino... "Scrivi foglia"; giustamente non c'è albero senza foglie... e anche questo trisillabo appare sul cemento e lui, con attenzione e slancio, copia e cesella la sua "foglia".
"Fiore, scrivi fiore in corsivo". Le stagioni hanno questo ritmo ed è naturale assecondarle... scrivo fiore e, nuovamente, Batista la fa sua e quasi la incide sulla gettata grigia con il gessetto viola.
Altri copiano a modo loro le parole scritte in un moltiplicarsi di segni più o meno decifrabili dai tanti colori dei gessi colorati.
Il frutto più bello sono loro: bambini scalzi, nudi o con vestiti usati, sporchi e a volte strappati che hanno compreso perfettamente che "un uomo che sa leggere, scrivere e far di conto può fare tutto nella vita!" (citazione imprecisa, ma lasalliana).
Non hanno classe se non lo spazio all'aperto antistante il campo; non hanno banchi e sedie, ma comodamente si adagiano per terra, non hanno quaderni e libri: solo cemento su cui lasciare i propri segni... e gridano con il loro silenzio attento, impegnato e diligente che l'educazione è un loro diritto, che sono fatti per imparare, per scrivere, leggere, contare, disegnare, comporre, colorare, inventare... che niente in realtà può fermare o affievolire la loro sete, la loro fame di apprendere e di comunicare.
"La maggio oppressione si esercita su chi è muto... se il popolo non arriva a possedere la Parola, nonostante tutto, continuerà ad esser manipolato". Danilo Dolci
Batista e gli altri piccoli amici lo hanno capito; finché non sapranno leggere e scrivere saranno destinati ad una vita sub-umana, non solo di stenti, ma una vita senza futuro alcuno; credo siano stufi di campi, di baracche, di fango, di non poter determinare in alcun modo il proprio futuro.
Sono stanche di chiedersi se la loro vita potrà esser diversa da quella dei propri padri e madri che per mille ragioni sono hanno potuto dar loro un domani differente, sicuro.
Scrivere con il gesso sul cemento all'aria aperta è forse come scrivere sulla sabbia, ma, come fede Gesù di Nazareth, è un atto libertà, di sfida.. scriveremo ancora finché non ci sarà giustizia, scriveremo ancora finché non smetteranno i pregiudizi e la segregazione, scriveremo colorato per dare bellezza a un posto dove siamo stati confinati come bestie, scriveremo per dire IO CI SONO.

"Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati"... forse tocca a noi cominciare a saziarli, a comare la loro sete.

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