“Siamo felici che dei fratelli vengano a vivere nel nostro palazzo

È stata una giovanissima mamma con un neonato di 40 giorni con febbre e una ragazzina che mi hanno salutato così dopo il viaggio in ascensore per andare a vedere la casa per la comunità al 10 piano della torre lotto R che, speriamo, ci accoglierà presto.

Il piccolo Fabiano dormiva avvolto in più di una coperta, piccolo Gesù, con un febbrone dovuto ad un’otite… la sua mamma, forse 20 anni, ma il trucco, sapete bene può ingannare… magari ne ha molti meno… guardava il neonato con occhioni dolci e preoccupati, anche se erano tornati dal dottore… accanto una ragazzina, una parente, 13-14 anni che sorrideva… il viaggio in ascensore è stato breve, ma la loro gioia che qualcuno venisse a vivere con loro sembrava evidente… e non solo perché sono un “bello guaglione”…
Il Vangelo di oggi ricordava “vino nuovo in otri nuovi” e, finalmente poter concretamente pensare alla casa della comunità è un otre nuovo… “gli spazi devono significare qualche cosa, perché al loro interno si svolge un’opera di trasformazione (
Antonio Villas)…
vivere al 10 piano, fare quelle scale o prendere quegli ascensori così fatiscenti e oggettivamente brutti e trascuratissimi, avere uno spazio relativamente piccolo… l’appartamento sono 84 mq divisi tra cucina, salottino, tre camere, balconcino, due bagni… perché sia un po’ fonte e culmine dell’inserimento, perdersi tra quella folla che vive in quei 48 o più appartamenti, con tante storie meravigliose e/o tristi, tra miseria e speranze, tra sogni innocenti e realtà oppressive, tra violenza e compassione… essere lì tra loro solo come fratelli che non chiudono mai la porta, che sono quella spalla fraterna su cui riposare, piangere, aspettare, quelle mani che incoraggiano… ed imparare da questo alveare umano a comprendere leggere, meditare, contemplare la Parola con, tra e grazie a loro… leggerla dal basso da queste profondità, da questa periferia della Vita dove Dio allarga, per noi, lo spazio della Sua tenda, forse solo per ricordare il “non temere piccolo gregge”... ma un ricordo fatto nella debolezza e nella fragilità, come a Betlemme… “un piccolo bimbo che giace in una mangiatoia”…”siamo dei poveri Fratelli, solo i poveri ci vengono a cercare…” e riscoprire cosa voglia dire essere fratelli oggi, nei dettagli come nelle radici… Se il Fondatore ha capito, trasferendosi un rue neuve in una vita condivisa con gli zoticoni che erano i primi fratelli, quali uomini interiori necessitavano i ragazzi delle strade di Reims… allora anche noi potremo, come lui, capire chi dobbiamo essere dallo spostamento nella medesima direzione, dall’esperienza con i prediletti di Dio, del Regno certi che La Salle non è un modello da riprodurre ma un testimone, un profeta dello Spirito, un compagno di strada in questo cammino…

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