comunità.... un dono

"La via comunitaria è uno spazio umano abitato dalla Trinità" (VC 41): attorno a questa realtà si è sviluppata la nostra giornata, tra relazioni e condivisioni di gruppo, sul Capitolo 4 della Regola.
E' nella categoria del dono che si sviluppa la vita comunitaria e sono tre verbi che segnano la dinamica essenziale per "farla carne": donare, ricevere, rendere.
La seconda giornata di Fr. André ci dona molta ricchezza; ci propone, prima di tutto la dinamica della comunità voluta da Gesù, perché il Vangelo è "nostra prima e principale regola".
Sono unidic i punti che vengono sottolineati:
*         Gesù è indubbiamente il centro della comunità apostolica
*         Nel gruppo c'è una grande diversità caratteriale tra i membri
*         Per Gesù, tutti i membri sono uguali e sono fratelli
*         Non devono improntare le relazioni sul dominio o il potere, ma sul servizio
*         Sono una comunità aperta agli altri
*         Vivono la sequela di Gesù in itineranza, con distacco, semplicità e nella condivisione
*         Sono un gruppo di testimoni al servizio dell'annuncio del Regno
*         Imparano da Gesù a pregare insieme
*         Vivono dei momenti di incomprensione e di dubbio, tra di loro e verso Gesù
*         Questa comunità ha i suoi punti deboli e i suoi membri più fragili
*         La Resurrezione segna il punto di svolta decisivo perché la comunità sarà riconvocata dal Risorto e sceglierà di fare della missione di Gesù la propria.

Il Capitolo 4 non ha proposto grandi rivoluzioni, ma ha ora un ordine differente.
Una delle prime novità introdotte è il valore missionario della comunità che è il luogo privilegiato per discernere i bisogni educativi del mondo ed è lo spazio per evangelizzare le nostre vite di Fratelli affinché la nostra umanità trovi pieno sviluppo.
Nella fede, la comunità:
*         è una mediazione della consacrazione del Fratello a Dio;
*         ascolta, medita, condivide e discerne la Parola di Dio;
*         valorizza ogni Fratello;
*         risponde progressivamente, sia come singoli che come "corpo della Società", alle chiamate di Dio;
*         vive il "comandamento nuovo" come asse centrale della propria vita.

Il Capitolo sulla vita fraterna è stato anticipato, rispetto alla Regola del 1987, ed è stato posto prima di quello della comunità apostolica.
È in questo contesto che la vita comunitaria è definita come dono di Dio che noi Fratelli riceviamo da Cristo presente tra di noi; è un dono che chiediamo nella preghiera e al quale rispondiamo mettendoci gioiosamente al servizio degli altri.
La comunità è segno profetico fragile che bisogna custodire e di cui dobbiamo prenderci cura; è un dono troppo prezioso per lasciare tutto al caso: è necessario dedicare tempo ad organizzare la vita comunitaria affinché sia di qualità e sappia coinvolgere ed ascoltare ogni Fratello anche per superare le difficoltà relazionali. La comunità è definita scuola di comunione e in questa dimensione, la comunità è presente nella Chiesa e nella società, per esser segno di fraternità.
La comunità è, per sua essenza, apostolica e deve sempre riscoprire nelle varie tappe della vita, come a contatto con differenti realtà, quale sia la propria missione anche all'interno di un'istituzione.
In questo Capitolo c'è una grande novità che ha creato molta discussione all'interno del Capitolo Generale: "Oggi il carisma lasalliano è vissuto nella Famiglia lasalliana in differenti stati di vita.


Esso ispira la creazione di nuove comunità intenzionali per partecipare alla missione e alla spiritualità lasalliane. L’Istituto è aperto a tali iniziative nelle quali riconosce il soffio dello Spirito. Spetta al Fratello Visitatore e al suo Consiglio autorizzare l’eventuale partecipazione di Fratelli a questo genere di comunità". (dalla Bozza della Regola settembre 2012)
Per conoscere alcune esperienze già presenti nell'Istituto, 4 Fratelli sono stati invitati a condividerle: Bro Ed, Distretto DENA (USA): Bro Vincent dalla Filippine (Distretto LEAD); Hno Javier dell'ARLEP (Settore VAlencia-Palma) e Fr Enrico di Scampia.
Bro Ed, visitatore ausiliario del Distretto DENA (District of East North America - www.edphelan.com) è uno dei propulsori e sostenitori dei Lasallian Volunteers (www.lasallianvolunteers.org) che da 30 anni hanno permesso a più di 650 ragazzi e ragazze di vivere in comunità con i Fratelli, impegnandosi al servizio dei poveri in uno o due anni di volontariato in varie Istituzioni Lasalliane del Nord America.
L'equipe centrale dei LV (Lasallian Volunteers) organizza giornate di orientamento e formazione ed accompagna tutto l'anno i volontari con incontri e ritiri spirituali; segue attivamente gli ex volontari affinché continuino, con altre modalità, la propria vita di fede, comunità e servizio; infatti quasi la metà degli ex volontari lavora in scuole o istituzioni lasalliane; 6 volontari sono ora Fratelli e ci sono anche alcuni che hanno sentito la chiamata al sacerdozio, mentre il 13% ha formato delle famiglie tra di loro.
Quest'anno ci sono circa 50 volontari in 23 comunità; da qualche anno ci sono 3 comunità di solo volontari perché i Fratelli hanno dovuto lasciare alcuni ministeri.
Nella sua comunità, la Bedford Park Lasallian community, che si trova nel Brox, New York, vivono 4 Fratelli e 5 volontari lasalliani (3 ragazze e 2 ragazzi; 3 volontari al secondo anno e 2 del primo,); la vita comunitaria è scandita dalla preghiera alle 6 del mattino e alle ore 19 la sera quando tutti sono di ritorno in comunità; naturalmente si prendono cura insieme della casa e dei pasti; svolgono i ministeri più vari: una insegna in una scuola elementare mentre tre svolgono il proprio ministero nella scuola superiore; due lavorano in strutture per anziani, uno in parrocchia, un altro in un centro educativo per adulti e Fr Ed nella curia del Distretto.
I volontari provengono tutti da altri Stati, hanno un titolo universitario, partecipano alla formazione assicurata dai LV e ricevono un rimborso spese mensile.
Nel mese di Agosto, quando si forma la comunità, fanno insieme il progetto comunitario che sarà verificato periodicamente durante la riunione comunitaria settimanale e i ritiri spirituali periodici.
Bro Ed ha ammesso che la presenza dei giovani in comunità rende i Fratelli sempre più giovani nel cuore, mentre i Fratelli sono un valido aiuto per far maturare profondamente i giovani.
Alla fine ha lasciato due domande all'assemblea:
La vita comunitaria é solo per i Fratelli? Quando potremo collaborare insieme affinché i Volontari Lasalliani siano un'esperienza globale e senza frontiere?
Hno Javier, che conosciamo dal 1992, grazie all'incontro dei Giovani Fratelli d'Europa di Parmenie, proviene dal Settore Valencia-Palma (ARLEP) dove ci sono 20 Associati che fanno parte integrante di alcune comunità; negli ultimi anni Hno Javier ha sempre vissuto in comunità non residenziali con gli Associati; gli Associati, che possono essere insegnanti delle Istituzioni Lasalliane o no, sono presenti nella vita della comunità per la preghiera, la riunione comunitaria, almeno una volta alla settimana, e insieme alla comunità vivono la Missione Lasalliana.

Il Fratello ha raccontato l'esperienza concreta vissuta nella comunità San Benildo: dopo un discernimento comunitario di alcune settimane, la comunità tutta, Fratelli e Associati, decise di aprire un appartamento per una comunità di autonomia a favore dei giovani che uscivano dalla casa famiglia; questa decisione ha "sconvolto" non solo la vita dei Fratelli, ma gli impegni di ciascuno dei suoi membri ed è stata possibile solo grazie all'apporto degli Associati che hanno aiutato la comunità a discerne questa chiamata di Dio a favore dei ragazzi in difficoltà.
In un certo senso, con grande rispetto e delicatezza, gli Associati  hanno ravvivato la nostra scelta vocazionale perché, a volte, noi fratelli siamo un po' "addormentati"; gli Associati sono stati uno stimolo che ha permesso a noi consacrati un piccolo "esodo" dal nostro confort ed essere aperti a nuove chiamate nella nostra missione.
La presenza degli Associati nelle comunità lo ha reso più "umano" e più vicino alle loro realtà familiari. I Laici, ma tra gli Associati del Settore vi sono anche tre sacerdoti, hanno fatto capire il loro modo di intendere e gestire, per esempio, il tempo e il lavoro; hanno illuminati i Fratelli su cosa voglia dire avere una famiglia che ha bisogno di attenzione, di cura e ciò, in molte occasioni, ha significato per i consacrati cambiare "tradizioni" e stereotipi per fare comunità con loro.
La presenza degli Associati non si riduce ad avere un orario differente o trovare nuove strutture adeguate: a Benicarlò, dove Hno Javier si trova ora, la loro presenza ha generato una comunità più aperta che ha cominciato a camminare insieme ad altri in un modo nuovo: da qualche anno si sta formando una comunità lasalliana-cristiana che si chiama "5 pani e 2 pesci" e si ritrova per pregare e/o fare eucarestia, condividere le proprie esperienze di vita e la cena e ha dei momenti di ritiro tre - quattro volte l'anno.
Hno Javier è stato in varie comunità come animatore e sempre l'esperienza con gli Associati è risultata molto positiva; tra le altre cose, aiuta a ridurre il gap generazionale che tra i Fratelli è sempre più ampio; alcuni Fratelli hanno compiuto questo cammino nuovo in modo faticoso, ma hanno saputo, poco a poco, cogliere la positività di queste nuove vocazioni lasalliane e di queste nuove forme di comunità Lasalliane al servizio della Missione Educativa.

Al termine di una giornata così ricca, l'Eucarestia è stata un momento profondo; nella sua lettera a Filemone, Paolo invita il suo corrispondente ad accogliere Onesimo come "fratello carissimo nel Signore e... come se fosse Paolo stesso" quasi ci chiedesse nuove relazioni fraterne all'interno della Famiglia Lasalliana, mentre nella Buona Notizia secondo la comunità di Matteo, Gesù afferma che il Regno di Dio è in mezzo a noi; quindi noi, con gli occhi della fede, dobbiamo scorgerlo dov'è oggi in mezzo a noi, nella novità dello Spirito e nei segni dei tempi e accoglierlo come dono per ridonarlo agli altri, affinché ci sia vita in abbondanza.

Tutti noi Fratelli, così differenti per razza, provenienza, età, cultura, cammini di vita abbiamo associato le nostre vite nella richiesta di perdono, nella lode e nell'intercessione pregando insieme malgrado le numerosissime lingue e ci siamo ritrovati insieme attorno alla mensa del pane spezzato e del vino donato per far essere "uno spazio umano abitato dal Padre che chiama, dal Figlio che ci consacra a sua immagine e dallo Spirito che invia".



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