Per iniziare a parlare della spiritualità che è alla radici della nuova Regola, Bro Mike Valenzuela, un fratello filippino, ci ha "gettati" nel mondo di oggi... oggi solo 85 persone possiedono quanto 3 miliardi e mezzo di persone nel mondo, e 100 persone con i propri avere potrebbero risolvere 4 volte la povertà del mondo...
Ogni spiritualità si radica nell'esperienza umana vissuta, sulla comprensione del mondo; la Gaudium et Spes al n 24 dice: "Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli. Tutti, infatti, creati ad immagine di Dio «che da un solo uomo ha prodotto l'intero genere umano affinché popolasse tutta la terra » (At17,26), sono chiamati al medesimo fine, che è Dio stesso. Perciò l'amor di Dio e del prossimo è il primo e più grande comandamento..."

Questa visione del piano di Dio è anche la nostra, ma a volte la comprensione che abbiamo del "piano di Dio" o "l'opera di Dio" è superficiale; "l'Opera di Dio" non è qualsiasi ministero che compio, ma è in riferimento alla natura di ciò che Dio sta effettivamente facendo nel mondo.
Prima di tutto la natura della "SALVEZZA" è inevitabilmente sociale e comunitaria. Noi non siamo salvati a dispetto dei nostri rapporti interpersonali, ma in e attraverso di loro.
La salvezza non è mai un individualista; il nostro modo di stare con gli altri e per gli altri deve essere un riflesso della comunione delle persone divine nella Trinità, una unità che coinvolge il sincero dono di sé da parte di tutti. La grande sfida spirituale è diventare persone capaci di vivere come fratelli e sorelle secondo la legge dell'amore.
Per continuare a illustrarci la teologia che soggiace alla Regola, Fratel Michael ha fatto riferimento al pensiero di René Girard, un pensatore francese, per tre motivi: 1) il suo lavoro ha un grande potere esplicativo per dare senso al comportamento degli individui e delle comunità; 2) il suo lavoro si concentra sul ruolo della violenza nella nascita e nella conservazione della cultura, ma la sua preoccupazione è la promozione della comunione autentica, che è uno dei temi principali teologica nella Regola; 3) Girard vuole dimostrare l'importanza di Gesù e il suo messaggio per il mondo laico; il suo lavoro è pari a una sofisticata forma di apologetica cristiana, che inizia con il razionalismo delle scienze sociali e passa alla fede cristiana.

Il "desiderio mimetico" ci conduce alla rivalità
La "Mimesis" è la tendenza conscia e inconscia dell'uomo di imitare l'un l'altro. Girard sottolinea che l'imitazione di esseri umani si estende alla sfera del desiderio. "Gli esseri umani imparano cosa desiderare prendendo altre persone come modelli da imitare", ovvero bramiamo principalmente ciò che l'altro possiede o desidera non perché troviamo ciò desiderabile in sé, ma per l'importanza e il potere di cui questo oggetto è investito dagli coloro che consideriamo dei modelli.
Nella dottrina cristiana, ciò equivale all'idolatria - un allontanarsi da Dio verso le cose di questo mondo, per porre in esse la nostra identità, la sicurezza, la stima e il potere. Il "desiderio mimetico" ri-plasma gli altri come rivali: per raggiungere contemporaneamente lo stesso oggetto, l'altro cessa di essere un potenziale fratello, diventando invece un ostacolo alla nostra realizzazione, e tutto ciò ci disumanizza.

Il meccanismo del "capro espiatorio" e la nascita delle civiltà.  
La violenza, che nasce da rivalità mimetica, è contagiosa. Se i rapporti umani sono così instabili e pieni di pericoli, come ha fatto la civiltà a svilupparsi così tanto? Girard richiama l'attenzione al meccanismo del capro espiatorio. Quando le tensioni e i conflitti provocati dalla rivalità mimetica diventano ingestibili, i rivali si uniscono proiettando la colpa su un terzo che deve poi essere cacciato e ucciso "per il bene di molti"; tutto ciò è una medicina potente per i disordini sociali, perché dissipano le tensioni sociali e inaugurano una fragile pace. La classe dominante può creare così i tabù

e le leggi per reprimere il tipo di comportamento che crea rivalità o che porta alla rottura dell'ordine. I codici morali servono per differenziare i puri dagli impuri, i santi dai peccatori, i buoni e gli emarginati. La combinazione dell'oppressione politica, dello sfruttamento economico e dell'uso della religione per legittimare un ordine sociale strutturalmente violento, crea delle civiltà apparentemente stabili. Le persone formate nella rivalità non possono immaginare un modo di essere con gli altri che non comporti il confronto, la concorrenza e il dominio. Gesù invece ci offre un modo di vivere in pace autentica, questa è la rivelazione del Regno in cui siamo tutti fratelli e sorelle.

La pace di Cristo
Per Gesù, la via per la pace nasce dall'imitazione di Dio. "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano in modo che siate figli del Padre vostro celeste; Egli fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sopra i giusti e ingiusti (Mt 5: 44-5).
Purtroppo, Dio per molte persone è la proiezione della coscienza plasmata dalla rivalità: il loro Dio è un Dio che retribuisce il puro e non Dio che ama tutti con compassione, un Dio che valorizza l'obbedienza alle leggi invece che la creatività dell'amore, un Dio che premia i giusti e scaccia il peccatore, insomma un Dio a propria immagine e somiglianza. Il ministero di Gesù ha voluto  sovvertire questa comprensione convenzionale di Dio per consentire alle persone di incontrare Dio come veramente è, un Dio di gratuità, di misericordia e di perdono, in cui non vi è alcuna esclusione o violenza. Per questo Gesù racconta storie di figli prodighi e dei loro padri imprudentemente amorevoli, di pastori che abbandonano interi greggi pur di salvare una sola pecorella smarrita. Gesù insegna ai suoi seguaci di rivolgersi a Dio con la inaudita intimità di un bambino che parla a un padre che sempre lo ama e mostra la misericordia di Dio attraverso una profonda comunione con gli emarginati del potere religioso e sociale fino all'estremo: perdonare coloro che lo crocifiggono. Per Girard, la croce simbolizza l'incontro definitivo tra la ribellione umana e la misericordia divina, il luogo in cui il rifiuto violento di Dio che l'umanità ha, viene assorbito e permanentemente disarmato dal perdono del Padre. Si tratta di un momento di rivelazione che ribalta completamente ogni immagine di Dio, ogni credo religioso precedente.

Per Girard, "la risurrezione non è solo un miracolo, una trasgressione prodigiosa delle leggi naturali. È il segno spettacolare dell'ingresso nel mondo di un potere superiore al contagio violento". Risuscitando Gesù, Dio strappò il velo del mito che l'aveva avvolto fino ad allora, distruggendo il meccanismo, religiosamente legittimo, del capro espiatorio. La risurrezione non è solo vendetta del Padre per la vita e per l'insegnamento di Gesù, è allo stesso tempo il giudizio del Padre sull'ordine sociale che lo ha messo a morte. Dalla resurrezione in poi, la gente lentamente ha cominciato a capire che Dio non ha nulla a che fare con la condanna, le punizioni, la violenza o il rifiuto - tutte queste sono attività umane. Dio non gioca a questo gioco. Come dice Paolo, "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rom 5,8). Ciò equivale a una rivoluzione nella comprensione di Dio.
L'amore di Dio non esclude nessuno. Dio ama i poveri e gli emarginati e prende la loro parte contro l'ordine sociale che li esclude e li uccide.
Dio vuole abolire ogni forma di discriminazione e di esclusione affinché si viva come fratelli e sorelle nel suo tenero abbraccio.
Pietro ha questa intuizione in "Voi ben sapete che è contro la nostra legge che un Giudeo abbia relazioni con uno straniero, e che entri in casa sua. Ma Dio mi ha insegnato a non considerare nessuno impuro o profano" (At 10, 28). Il piano di Dio è di realizzare una solidarietà universale in cui nessuno è giudicato profano o immondo.

Una santità alternativa
Pentirsi non è la semplice questione di confessare e di rinunciare ai peccati personali; si tratta di esporre e di offrire costantemente il nostro cuore che soffre d'idolatria, alla luce della misericordia e del perdono di Dio, affinché noi possiamo essere ricreati a immagine e somiglianza divina e diventare specchio per gli altri  della misericordia e del perdono che abbiamo ricevuto. Il teologo James Danaher  scrive: "Dio vuole che diventiamo come lui nel perdono, ma ciò può succedere solo dopo che abbiamo preso coscienza che dobbiamo sempre ricevere molto più perdono... L'intenzione della Vangelo non è di farci "oggetti senza peccato dell'amore di Dio", ma "piuttosto gli agenti del perdono di Dio".
Il perdono è un atteggiamento permanente verso gli altri, è la persistenza dell'amore e della misericordia di fronte a difetti umani, ai fallimenti e ai tradimenti. Questo significa che la santità non è prima di tutto essere puri e incontaminati, ma si esprime più pienamente nella nostra capacità di abbracciare i perdenti, di includere gli esclusi, di amare i nemici, di subire il male piuttosto che ricambiarlo, di ricevere e trasmettere la misericordia che solo coloro che sanno di essere poveri e peccatori possono veramente apprezzare. Questa è la santità alternativa che costruisce la comunione e la comunità in un mondo violento e competitivo. L'insegnamento di Gesù, soprattutto nel discorso della montagna, è proprio su come passare da una vita idolatra e competitiva con inclinazioni violente alla una vera pace basata sulla imitazione di Dio.

Papa Francesco simboleggia cosa significhi imitare Dio che non esclude quando, per esempio, il giovedì santo ha lavato i piedi a dei minorenni, anche a ragazze e mussulmani, nel Riformatorio di Casal del Marmo, a dispetto della rubrica liturgica e il protocollo ecclesiale. L'azione del Papa diventa una sorprendentemente chiara proclamazione del Vangelo dell'inclusione: la Chiesa non è comunità di puri e di senza macchia, ma è la raccolta di figli e figlie prodighi, di peccatori che sono stati così profondamente abbracciati dalla misericordia divina, che si trasformano in quella stessa compassione per gli altri. Questo è esattamente ciò che il Papa Francesco disse ai suoi intervistatori quando gli chiesero chi fosse il nuovo Papa: "un peccatore che Dio ha guardato (con amore)". Altrettanto eloquente è la sua risposta ai giornalisti sulla questione degli omosessuali: "Chi sono io per giudicare?"

Chiaramente la lotta verso una vera comunione e la solidarietà ha sia una dimensione teologica che  una sociale. Quando accogliamo e viviamo la misericordia gratuita di Dio e il suo perdono, veniamo a desiderare ciò che Dio vuole: che tutte le persone siano amate a prescindere da qualsiasi considerazione di merito morale e spirituale. Amare come Dio ama, fino al punto di dare la vita per coloro che ci rifiutano; così creiamo la possibilità della fraternità universale di cui Gaudium et Spes parla.

LA SPIRITUALITÀ E LA NUOVA REGOLA

Il Fondamento trinitario dell'Associazione per il servizio educativo dei Poveri
La teologia su cui è fondata la nuova Regola è quella della comunione: il Padre, il Figlio e lo Spirito sono UNO, una solidarietà universale basata sul reciproco amore oblativo. La comunità è una creazione della Trinità stessa, un'unità in cui non c'è rivalità, esclusione, violenza o dominio. Ciò che caratterizza le relazioni tra le persone all'interno della Trinità sono l'uguaglianza, l'unità nella diversità, il reciproco dono di sé nell'amore, l'interdipendenza, la collaborazione e l'inclusività.
Leonardo Boff trae implicazioni sociali di questo: "La Trinità intesa in termini umani come comunione di Persone, pone le fondamenta per una società di fratelli e sorelle, di uguali, in cui il dialogo e il consenso sono i fondamenti costitutivi della convivenza sia nel mondo che nella Chiesa".



La nostra vita religiosa e il nostro ministero devono essere visti in relazione a ciò che Dio sta facendo nel mondo. La nostra associazione, non è un'invenzione puramente umana, ha origine nell'attività del Padre, del Figlio e dello Spirito che cercano di attirare tutta l'umanità in una comunione d'amore. Per questo motivo, il dinamismo dell'Associazione non deve essere inteso in modo esclusivo o introspettivo, ma come a spirale verso l'esterno per attirare tutti e tutte coloro che cercano la partecipazione alla missione lasalliana.
In un mondo segnato dal peccato e dalla violenza, l'amore trinitario assume la forma di misericordia che libera, guarisce, e riconcilia. La nostra vita religiosa nasce da ciò ed è sostenuta dalla comune esperienza della misericordia di Dio che ci abbraccia, un'esperienza liberatrice che guarisce e unisce. che ci invita a vivere come segni, come testimoni e servitori della volontà divina nel mondo.

La dinamica del peccato e della salvezza
La radice del problema che la spiritualità deve affrontare, è la direzione del desiderio mimetico verso le cose di questa terra, o piuttosto verso Dio. Il desiderio mimetico non è male in sé, è un meccanismo per l'apprendimento. Ma nel mondo, il desiderio mimetico tende a concentrarsi su beni finiti, sul prestigio, il potere e il piacere come fonti di appagamento.
Tutto ciò ci attira a competere con loro nella negazione della volontà di Dio, senza vivere come fratelli e sorelle, co-responsabili gli uni degli altri; vediamo infatti un consumismo rampante, una distribuzione radicalmente iniqua della ricchezza e delle risorse, sistemi di dominio che privilegiano i pochi e opprimono e sfruttano le moltitudini. La salvezza implica necessariamente una riconciliazione che è sia "verticale" (teologica) e "orizzontale" (sociale).

Se il nostro desiderio mimetico si dirige verso l'imitazione di un Dio che è totalmente gratuito in un perenne dono di sé, impariamo un nuovo modo di stare al mondo che sostituisce la rivalità con la solidarietà, il dominio con il servizio, la discriminazione con l'accettazione e la violenza con il perdono. Questo ci spinge a creare modi di vivere in comunità che sono collaborativi, inclusivi, rispettosi della dignità e del valore incondizionato di ogni persona come un figlio/a prediletto/a di Dio e l'implicazione di pensare le nostre scuole come "segni e strumenti del Regno di Dio."

L'imitazione di Dio non è un tema estraneo alla nostra tradizione: "Dovete imitare Dio, quel Dio che ha sempre prediletto le anime che ha creato e che, vedendole immerse nel peccato... mosso dallo zelo e dall’affetto che ha sempre avuto per esse, si è impegnato a mandare il suo unico Figlio per liberarle da quella fastidiosa situazione... È necessario imitare Dio stesso in una certa misura, perché Egli ha tanto amato le anime che ha creato che quando ha visto coinvolgerli nel peccato e incapaci di liberarsi, il suo zelo e il desiderio per la loro salvezza lo ha portato a inviare il proprio Figlio per salvarli dalla loro misera condizione. (MTR 201, 3)


Fr.Michel Sauvage commentando questo passaggio ci dice: "Mi sembra che sia da qui che tutto è cominciato, o meglio è da qui che l'impulso del servizio educativo ai Poveri deve incessantemente rafforzare il suo dinamismo e rinnovare la fiducia in sé stesso. Ciò che ha fondato l'Istituto dopo l'esperienza vissuta da La Salle, ciò che lo fonda ancora ogni giorno in modo sicuro ed efficace, è l'amore di Dio in Gesù Cristo, che ha le sue origini nella Trinità. . . Quando "tutto è compiuto", è la Croce di Cristo, che manifesta non solo ciò che è l'amore di Dio per gli uomini, ma come l'Amore sia vissuto all'interno della Trinità, vale a dire, come fonte di ogni amore. . . Considero volentieri questa contemplazione d'amore nel cuore di un Dio aperto a sofferenza umana, presente nella preghiera mentale e nella spiritualità lasalliana, come l'equivalente del "fondamento" degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio. In ogni caso, da questa contemplazione fondamentale del cuore di Dio, lo zelo spirituale ed apostolico germoglierà e scaturirà dal cuore di ogni fratello, assumendo una forma molto reale nell'esercizio del suo umile ministero educativo dei Poveri".

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