Martedì...
Bro BiIl ha ricordato che Bro John Johnston, quand'era ancora
vicario generale, durante uno dei corsi di formazione per i visitatori USA,
propose come simbolo per capire l'unità e l'integrazione necessaria degli
elementi costitutivi della nostra vocazione, l'immagine del caleidoscopio:
questo tubo "magico" combina i pezzi di vetro colorato in forme
geometriche belle, trasparenti e anche complesse a seconda di come venga
girato... un modo colorato per ricordare il nostro ex superiore generale... i
colori ci sono sempre tutti, ma con sfumature e disegni differenti; la Regola
desidera fare ciò senza mai farci perdere di vista l'integrazione che dobbiamo
compiere e l'unita, che è bellezza, richiesta dalla nostra, personale e
comunitaria, vocazione apostolica.
Ci ha invitato a
scoprire e a "tessere" a nostra volta i vari fili che insieme formano
il grande arazzo che è la nuova Regola.
Siamo stati condotti
in una nuova lettura del Capitolo 4, "La vita comunitaria": il
capitolo contiene due citazioni evangeliche esplicite:
*
Giovanni 17, 21: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi
una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" che il Fondatore commenta nella sua
Meditazione 39;
*
il "comandamento
nuovo": "Vi do un comandamento nuovo: che vi
amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni
gli altri" di Giovanni 13,34.
Le citazioni
evangeliche ci aiutano a ricordare che è "il Vangelo, nostra prima e
principale regola" che è l'essenza della vita consacrata come ci ha
fortemente ricordato il Concilio Vaticano II.
Bro Bill ci ha fatto
lavorare sul testo <<"L'espérance fragile d'un temoin" L'tinéraire
du fr. MIchel Sauvage (1923-2001) Ètudes Lasalliens n 18>> per ritrovare la
storia recente del percorso compiuto...il ritorno alle fonti lasalliane come il
delicato periodo del Concilio Vaticano II e degli anni successivi; il cammino
compiuto han radici lontane. Ha ricordato che è stata sicuramente la figura di
S. Francesco di Sales che ha dato un impronta notevole, ma non fu l'unico, alla
spiritualità francese del 1600 anche per una nuova vita consacrata "nel
mondo" al servizio della persona: con la "Filotea" desiderava
fondare una vita laicale ed evangelica nel mondo... da questa esperienza spirituale,
vissuta da molte penitenti del Vescovo savoiardo, nacque l'ordine della
Visitazione che, per la chiusura mentale dei vescovi del tempo, passò
dall'essere un ordine femminile di vita apostolica ad un ordine claustrale...
san Vincenzo de Paoli e santa Luisa de
Marillac con le Figlie della Carità, e il gesuita p. Médaille,
con le Suore di San Giuseppe, raccolsero l'eredità e l'esperienza
"fallita" della Visitazione e radunarono gruppi di donne, le
vestirono come le contadine o le vedove del tempo, affinché potessero vivere il
Vangelo e soccorrere i Poveri senza sottostare alle legge della
"separazione e fuga mundi" che era in qualche modo imposta, ma non
solo, alle religiose.
Il
nostro Fondatore si trova quindi a vivere in questo fermento religioso ed
educativo e ne diventa protagonista.
Il testo
di e su Fr Michel Sauvage ci aiuta a comprendere il grande fermento del
Vaticano II per illuminare la rifondazione della "vita consacrata
lasalliana" e quindi la nuova Regola; il Vaticano II ha aiutato infatti la
vita religiosa a passare:
*
dallo stato di perfezione alla vita
evangelica
*
dal sopra o accanto dal Popolo di Dio ad
essere parte del Popolo di Dio
*
dalla separazione dal mondo alla presenza nel
mondo; (pag488),
e nello stesso tempo ci ha aiutato a ritornare a Cristo e alla sua sequela; ad
esser attenti ai movimenti della Chiesa; alle ispirazioni peculiari del
Fondatore; all'attenzione ai bisogni del mondo; al rinnovamento spirituale che
ha influenza profonda anche nello sviluppo del ministero apostolico. (pag
491).
La Vita consacrata oggi è chiamata a:
*
inculturarsi sempre più, essere una vita meno
"europea" e più africana, asiatica...
*
avere creatività e andare alle frontiere
*
essere libera per tornare ad esser vita
evangelica (pag 508)
La
teologia della Trinità e la teologia della Comunione sono alla base del 4°
capitolo.
La
comunione è tra noi, con e grazie a Cristo; l'Associazione è come se
intersecasse con la Trinità che è amore e conoscenza delle tre persone divine
ed è per questo motivo che si amplia e coinvolge altri, coloro che sono
chiamati e desiderano farne parte.
La comunità è
chiamata "casa e scuola della comunione": questa è la grande
sfida che abbiamo "se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e
rispondere anche alle attese profonde del mondo" (Novo Millennio
Ineunte 43).
Nella Comunione
ognuno partecipa secondo le proprie possibilità che cambiano nel corso della
vita; ognuno deve sentirsi sempre chiamato perché la Comunione è possibile a
tutti, sempre, malgrado le età, le infermità, le difficoltà... le stesse
comunità sono sempre segno del Vangelo all'interno della Famiglia Lasaliana,
come nell'Istituzione in cui vivono: questo aspetto della testimonianza nella
comunione che è la prima missione, non può mai essere dimenticato.
La comunità è il
primo luogo in cui i Fratelli sono evangelizzati: l'esperienza del Fondatore ci
ha insegnato che lui stesso è stato evangelizzato dai primi maestri nel suo
tentativo di presentare la Provvidenza divina; allo stesso modo la sua rinuncia
al canonicato e il suo distacco dai beni famigliari ha evangelizzato la prima
comunità lasalliana.
Ogni comunità deve
discernere la propria via per vivere e testimoniare la presenza di Dio dove si
trova.
Il discernimento è
"rientrato" nella nostra tradizione e nel nostro vocabolario grazie all'intervento
fatto da Fratel Miguel Campos all'Assemblea Internazionale della Missione
Educativa Lasalliana del 2006; molte volte in questo capitolo appare la stessa
parola e molte volte di più è sottintesa come strumento per comprendere
insieme: per esempio, l'incontro comunitario è definito come luogo del
discernimento della comunità.
Il Fratello
Visitatore e il suo Consiglio sono chiamati a discernere, per esempio, come il
carisma lasalliano, dono di Dio alla Chiesa, debba manifestarsi in alcune
realtà che hanno bisogno di nuove comunità lasalliane, ovvero comunità dove vi
è la presenza di laici; la nuova regola enuncia questa possibilità negli
statuti affinché si offerto alle situazioni locali di decidere se, come e dove
realizzare questa chiamata di Dio..
L'altro asse
trasversale del Capitolo 4, e di tutto la Regola, accanto al discernimento, è
l'accompagnamento.
L'accompagnamento
viene sottolineato con forza nella Relazione dell'Assemblea internazionale dei
Giovani Fratelli; l'accompagnamento personale, anche il nostro Fondatore l'ha
vissuto con costanza nella sua vita, è una necessità di ogni Fratello, ma anche
del Fratello Direttore e del Fratello Visitatore; l'accompagnamento e il
discernimento devono aiutare a valorizzare ogni Fratello, indipendentemente
dall'età o dalla funzione.
Nella
struttura del testo si è posta l'organizzazione della comunità prima della
presentazione del fratello Direttore che è parte di questa comunità e in essa
ha senso esplicitare il suo servizio; l'ultime costituzioni di questo capitolo
si riferiscono alla comunità all'interno dell'Istituto... è la comunità che è
parte della Provincia e dell'intero Istituto, e non un Istituto frazionato in
comunità.
Nella Regola è
rimasta la distinzione tra Costituzioni e Statuti; i primi devono essere
approvati dal voto positivo dei due terzi dell'assemblea capitolare ed essere
sottoposti, per ogni cambiamento, all'autorità vaticane; mentre gli statuti
sono votati a maggioranza assoluta ed è affidato al Capitolo Generale il loro
cambiamento; questa differenza non è stata scelta in base al valore eh bisogna
dare all'enunciato, ma sulle opportune scelte fatte dal Capitolo Generale.
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